In questo ultimo anno ho letto molto. Moltissimo, forse.
Dopo aver cambiato casa - ovvero: dopo esserci ristretti io, mamma e papà nella metà della superficie precedente della casa, dato che l'ex metà se l'è agguantata mia sorella con prole e coniuge - ho una camera molto piccola, in cui non ho potuto sbattere neanche una piccola scrivania. Quindi: il comodino fa il giorno da porta libri, mutande, vestiti e fogli sparsi, la sera, invece, da poggia-portatile; la sedia, lasciata in mezzo alla lingua di spazio rimasto, così, senza senso - né tavolo! - cosa che trovo fighissima! - svolge le stesse funzioni.
I libri, dicevo. Sì.
I libri sono sistemati in due grandi librerie a parete, perlopiù. Molti altri, invece, nonchè gli ultimi in ordine di acquisto/studio, sono tutti belli allineati su delle fantastiche mensole rosse e bianche in alternance.
Da qualche settimana li guardo, li tocco, li apro, li ripongo. Ne ho riletti alcuni, non ne ho ancora iniziato altri ....
Questo post è dedicato a loro, a questi ammassi di foglie e fogliame che mi tengono su la vita, in molti casi.
Non di rado, come tutti gli essere umani, ho momenti di sconforto.
Non di rado, come tutti i giovani, ho momenti di sconforto.
Non di rado, come tutti i giovani innamorati, ho momenti di sconforto.
Non di rado, come tutti i giovani innamorati presi per il culo, ho momenti di sconforto.
Sempre, da quando sono riuscito a farmeli amici, i libri mi hanno salvato.
Ieri ne parlavo al telefono - Andrea, ne sai qualcosa? - e lui ha detto ciò che in queste settimane andavo elaborando. "I libri vanno corteggiati".
Niente di più vero.
Per me cominciare un libro è 'na faticaccia! E' un impegno, un'impresa, mai un imprevisto. Non mi capita mai di acquistare un libro, sedermi in treno e mettermi lì subito a leggere, dalla prima pagina. Non sia mai.
C'è tutto un rito da seguire, che cambia poco negli anni, a quanto pare.
Lo prendo, comincio a sfogliarlo, mi leggo la quarte di copertina, le pagine introduttive, traduzione a cura di, a cura di, prima edizione, introduzione prefazione e tutto il resto, poi lo sfoglio un pochino, provo ad abbordarlo, insomma. E lì si mischiano un sacco di emozioni: paura del rifuto, ansia da prestazione, spavalderia artefatta ma necessaria per fare colpo, risolutezza nel proporsi come lettore - Libro, non opporti, ti leggerò, e non dico "che tu lo voglia o no" perchè non ce ne sarà bisogno, ti piacerò, sarò un lettore meritevole.
Per leggerlo posso impiegare un giorno, pochi giorni, o un mese. Ma nulla cambia. Il corteggiamento è lo stesso.
Sono io a dover conquistare il libro! Gli devo dare fiducia, ma devo subito dopo far sì che sia lui a darne a me.
Detesto abbandonare i libri, incorro in una vera crisi d'ansia. Mi viene quasi da piangere, mi sento di tradire le parole, l'autore, i messaggi, la lingua ... il traduttore! ... Sì, un vero tradimento. Peggio anzi: un vero abbandono.
Perchè tradire, in una storia, capita pure - questa flessibilità, vi assicuro, non la applico mai, ma facciamo i tizi aperti - ma abbandonare o essere abbandonato davvero mi distrugge. Gettare la spugna, ritenere la persona o la situazione non più degna dei proprio sforzi, delle proprie energie.
Sì, per me leggere vuol dire vivere una storia d'amore con il libro - lo sfondo del mio blog, ora che ci penso, non è mica casuale ... Se potessi scegliere, sposerei "Il Maestro e Margherita" - nonchè Bulgakovetto.
E voi? Li amate i libri? E chi sposereste?